Testata registrata al Tribunale di Salerno
18 luglio 1996 n° 953

I paradisi e gli inferni della Libertà di stampa

di Paolo De Leo

Stando ai report stilati dalla Freedom House e da Reporters sans Frontières negli anni 2013, 2014 e 2015 esistono dei paradisi e degli inferni ben definiti per la libertà della stampa. I casi peggiori che emergono dalle classifiche diramate dalle due Ong riguardano l’Eritrea e la Corea del Nord. La prima si conferma la peggiore per tutti e tre gli anni secondo i criteri adottati da Rsf ed è interessante sottolineare come l’analisi compiuta dall’organizzazione non governativa francese non abbia subito variazioni di sorta a cavallo del periodo considerato. Anche secondo la Freedom House, l’Eritrea rientra tra i worst of the worst, specialmente perché l’unica stampa esistente è edita dallo Stato stesso e, quindi, è bandita qualsiasi forma di stampa gestita dai privati, il che soffoca qualsiasi dissenso. Secondo la Freedom House, invece, il Paese peggiore è la Corea del Nord, che condivide con l’Eritrea un accesso all’informazione regolato dallo Stato. In questo caso, è opportuno prendere in considerazione i criteri con cui sono state stilate le classifiche. Difatti, secondo i punteggi attribuiti ai due Paese dalla Freedom House, che tiene fortemente conto del contesto economico, l’ambiente politico della Corea del Nord risulta migliore di quello dell’Eritrea, ma Pyongyang paga lo scotto di un’economia orientata in direzione fortemente opposta a quella considerata libera dall’Ong statunitense. Per quanto riguarda, invece, i casi migliori non è possibile rilevare grandi differenze tra i report pubblicati dalle due Ong, nei quali svettano Finlandia, Norvegia e Olanda, il cui contesto consente ai giornalisti di operare liberamente. Particolare il caso dell’Andorra, che appare tra i migliori sia per l’Ong statunitense che per quella francese ma che, nel 2015, ha perso 27 posizioni, passando dal 5° al 32° posto in base ai criteri di Rsf.

 

 

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