Una volta nella vita-recenzione

Una volta nella vita è un film francese sulla  diffusione shoa nella scuole, molto commovente. Tratta di una professoressa che insegna storia in una scuola di un quartiere povero di un paesino a sud est di Parigi. In questa scuola lo studio non è la cosa più importante per gli alunni che fino a quel momento non avevano mostrato alcun interesse per nessuna materia. La professoressa cerca di coinvolgerli in questo progetto bandito per le scuole la cui traccia chiedeva: che cosa è per te la shoa racconta a mezzo immagine  attraverso una breve descrizione di quello che pensi. All’inizio non è facile l’impresa poiché i ragazzi sono convinti che andare a scuola non serve a nulla, ma, quello che gli farà cambiare idea sarà una  emozionante testimonianza di un sopravvissuto della tragica vicenda della shoa. A questo progetto inizialmente è un è un progetto al quale non crede neanche il preside della scuola. Da questo i ragazzi cominciano a darsi da fare e a lavorare sul progetto nonostante abbiano anche problemi familiari di ogni genere decidono non solo di lasciar perdere tutto tranne il progetto ma lavoreranno anche in gruppo dandosi una mano l’uno con l’altro. Oltre alla testimonianza la professoressa fa intervenire anche un’altra esperta che gli consiglia di leggere dei testi di alcuni sopravvissuti alla shoa che contribuiscono ad emozionare i ragazzi ancor di più. Insomma è un film che punta molto sul fattore emotivo dello spettatore e molto spesso ci riesce poiché due spettatori su tre escono dalle sale di proiezione con gli occhi lucidi e rigati dalle lacrime dell’emozione. I ragazzi e la professoressa con questo grande lavoro di gruppo riescono a vincere il primo premio del concorso portando tanta stima nei cuori di tutti i ragazzi di quella classe che non credevano ai propri occhi e alla voce del presentatore che con voce rotta dall’emozione esclamava il  loro nome e tutta la sala si alzò in piedi. Un film di Marie- Castille Mention- schaar uscito in tutte le sale il 27 gennaio 2016.

Paolo De Leo